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Diaframmi n.5- Nowa Huta, il paradiso di Stalin.

Il prezzo originale era: 7,00 €.Il prezzo attuale è: 6,70 €.

Descrizione

Più che la promessa della realizzazione di un sogno, quella che Josif Stalin in persona fece nel 1946-47 a Bolesław Bierut, il primo presidente della Repubblica Popolare Polacca, aveva le sembianze dell’ordine insindacabile.
Alle porte della borghese, cattolica e conservatrice Cracovia sarebbe dovuto sorgere un agglomerato urbano mastodontico, Nowa Huta, capace di portare fin dentro le case degli operai polacchi la luce del realismo socialista. Meno di due anni dopo, il progetto di costruzione della “città ideale” del comunismo staliniano iniziò a diventare realtà, una realtà da sviluppare attorno a Huta im. T. Sendzimira (oggi Arcelor Mittal), un complesso siderurgico creato in parallelo ai nuclei abitativi che, con più di 30mila operai, diede vita al principale centro di produzione d’acciaio d’Europa. E dalla piazza centrale di Nowa Huta, che neanche a dirlo venne intitolata a Stalin, si “irradiano” cinque strade in cinque direzioni geometricamente perfette. A 45 gradi l’una dall’altra, le due diagonali dopo poche centinaia di metri sono unite trasversalmente da un’altra megastrada, che nella pianta del quartiere forma così un diamante. Il diamante, prima grezzo, poi man mano raffinato, dal duro lavoro degli operai, i “soldati” del comunismo. Quella stessa piazza, la Plac Centralny, è stata ribattezzata “Ronalda Reagana”, e al momento dell’arrivo da una qualsiasi delle cinque direzioni è impossibile non notare il monumento eretto per celebrare Solidarność, il sindacato antisovietico che nacque sì dai cantieri navali di Danzica, ma che riuscì a condurre il suo leader, Lech Wałęsa, fino alla dissoluzione del regime comunista in Polonia anche grazie alle rivolte e agli scioperi degli operai di Nowa Huta. Oggi è un sito urbanistico da 250 mila abitanti inglobato da Cracovia, pur essendo a dieci chilometri dal centro. Porta i segni di un passato ingombrante, col piedistallo che sorreggeva la statua di Lenin ben presente in “Viale delle rose” e con diverse “latterie” (bar mleczny) aperte in stile originale. Ma in questo strepitoso monumento a cielo aperto dal rigore geometrico e dal trionfo di calcestruzzo, ormai si respira un’aria completamente nuova.
More than the promise of a dream come true, the one Josif Stalin himself made in 1946-47 to Bolesław Bierut, the first president of the People’s Republic of Poland, had the appearance of the unquestionable order.
On the doorstep of the bourgeois, Catholic and conservative Krakow, a mammoth urban agglomeration, Nowa Huta, was to arise, capable of bringing the light of socialist realism into the homes of Polish workers. Less than two years later, the project to build the “ideal city” of Stalinist communism become a reality, developed around Huta im. T. Sendzimira (today Arcelor Mittal), an iron and steel complex created in parallel with the housing units which, with more than 30 thousand workers, gave birth to Europe’s main steel production centre. And from the central square of Nowa Huta, which named after Stalin, five streets “radiate” in five geometrically perfect directions. At 45 degrees from each other, the two diagonals after a few hundred metres are joined transversally by another giant road, which thus forms a diamond in the plan of the district. The diamond, first rough, then gradually refined, by the hard work of the workers, the “soldiers” of communism. That same square, the Plac Centralny, was later renamed “Ronalda Reagana”, and when arriving from any of the five directions it is impossible not to notice the monument erected to celebrate Solidarność, the anti-Soviet trade union that was born from the shipyards in Gdansk, but that managed to lead its leader, Lech Wałęsa, to the dissolution of the communist regime in Poland also thanks to the riots and strikes of the workers in Nowa Huta. Today it is a town-planning site of 250,000 inhabitants incorporated from Krakow, even though it is ten kilometres from the centre. It bears the signs of a cumbersome past, with the pedestal supporting the statue of Lenin well present in “Avenue of Roses” and with several “dairies” (bar mleczny) open in original style. But in this amazing open-air monument with its geometric rigour and the triumph of concrete, one breathes a completely new air.
BIO
Daniele Dell’Orco è nato ad Alatri (FR) nel 1989.
Giornalista pubblicista, è laureato in Scienze della comunicazione presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. Ha conseguito il Master in giornalismo Eidos e ha perfezionato gli studi presso la Cuny University di New York. Dirige il magazine online Cultora.it e la rivista trimestrale cartacea Nazione Futura. È stato editorialista de La Voce di Romagna ed è collaboratore del quotidiano Libero e de IlGiornale.it. Per il portale specializzato in politica estera InsideOver ha realizzato reportage da dieci paesi del mondo. Nel 2015 ha fondato la casa editrice Idrovolante. Ha scritto 7 libri.

Daniele Dell’Orco was born in Alatri (FR) in 1989.
Publicist journalist, he graduated in Communication Sciences at “Tor Vergata” University of Rome.
He received his Master’s degree in journalism from Eidos Communication and completed his studies at Cuny University in New York. He runs the online magazine Cultora.it and the quarterly paper magazine Nazione Futura. He has been columnist for La Voce di Romagna and is a contributor to the daily newspaper Libero and the website IlGiornale.it. For the foreign policy portal InsideOver he has produced reports and photoreports from ten countries around the world. In 2015 he founded the publishing house Idrovolante Edizioni. He has written 7 books.