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Cavalli selvaggi. Campioni romantici e ribelli nell’Italia di piombo

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Descrizione

Il piombo, le fiamme, il sangue. Le bombe. L’odio
politico, gli scontri ideologici e le torbide
strategie internazionali. La crisi petrolifera, i
colpi di pistola, i mitra, le speculazioni finanziarie.
L’Italia che per più di un decennio ha
vissuto in uno stato di guerra civile non dichiarata.
Ma, anche, un Paese che stava cambiando
se stesso, in un fermento culturale figlio prima
del ’68 e poi del ’77. C’erano i giovani che si
sparavano in nome di contrapposizioni assassine,
ma anche quelli che sognavano di poter
contribuire alla costruzione di una nazione più
equa, inclusiva e moderna. In un contesto che
ha attraversato un’intera generazione e in cui i
morti e le tragedie erano una dolorosa quotidianità
rimaneva un filo comune, il calcio, ancora
distante dall’essere un business e che, invece, era
un forte strumento di coesione popolare. Le distanze
e i conflitti si attenuavano nelle domeniche
allo stadio, lo spazio neutro in cui si agitavano
campioni che correvano fuori dagli schemi.
Matti romantici come Gianfranco Zigoni, Paolo
Sollier, Ezio Vendrame, la Lazio di Giorgio
Chinaglia, grande e ferita da drammi infiniti.
Fuoriclasse irregolari, da Bob Vieri a Gianluca
De Ponti, eroi locali quali Massimo Palanca e
Alviero Chiorri. In un’Italia pazza, feroce e sentimentale,
i loro gol erano gli avventurosi racconti
di pirati che lenivano le paure del domani.