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Bléche.

16.00 15.30

Descrizione

Scritto nel 1928 e tradotto per la prima volta in Italia, “Bléche” è il romanzo in
cui Drieu meglio dissimula gli elementi autobiografici che sono sempre presenti nella
sua produzione narrativa e perfino saggistica.
Il protagonista del romanzo, Blaquans, è un affermato giornalista politico, che non vive
però in famiglia, ma in una stanza disadorna d’un bel caseggiato nei pressi di Notre-Dame.
È in questo luogo, che assomiglia vagamente alla cella d’un monastero, che egli scrive i suoi
articoli di fondo, meditando sui grandi temi dell’esistenza. Ma ecco d’un tratto accadere
qualcosa che turba profondamente la sua quiete: la sparizione dei preziosi gioielli che la
moglie gli ha regalato e di cui sospetta la sua segretaria, la giovane Bléche. In realtà dietro i
sospetti nutriti nei confronti di Bléche si cela ben altro. All’indagine propria di un giallo
sul presunto furto dei gioielli si aggiunge nel romanzo la serrata e sottile analisi psicologica
sulla natura umana e sul rapporto spesso problematico che lega l’uomo alla donna.

Pierre Drieu La Rochelle (1893 – 1945) è stato uno dei maggiori intellettuali francesi del
primo Novecento. Scrittore affascinante e lucido, nei suoi romanzi e nei suoi saggi descrisse
la decadenza del suo tempo prendendo posizionecontro il materialismo e il nichilismo
dilaganti nell’Occidente. Avendo creduto, e proposto tra i primi, una confederazione dei
popoli d’Europa contro i grandi blocchi americano, sovietico e asiatico che si andavano allora
delineando e costituendo, si schierò negli anni Trenta con le rivoluzioni nazionalpopolari,
che cercavano di trovare una terza via tra capitalismo e collettivismo. Al crollo delle sue
speranze nella notte tra il 15 e il 16 marzo del 1945 preferì darsi la morte, con coerenza e dignità.
Tra i suoi romanzi e racconti ricordiamo “Una donna alla finestra” (1929) e “Fuoco
fatuo” (1931), da cui furono tratti dei film con la regia rispettivamente di Pierre Granier-
Deferre nel 1977 e di Louis Malle nel 1963, La “Commedia Charleroi” (1934) e “Gilles”
(1939), il suo capolavoro.

Traduzione a cura di Chiara Magnificat

Saggio introduttivo di Sandro Marano